il Gerba: Headline Post

domenica 4 novembre 2007

CHI DICE LA VERITA' SUL CONFLITTO ISRAELE - PALESTINA?

La verità è creata da chi racconta gli avvenimenti. Sul conflitto in medio oriente ci sono tante notizie ma io non ho mai sentito e mai letto quello che ho pubblicato nei due post successivi.

Riporto di seguito alcune informazioni in più. Mi sembra giusto dare visibilità a chi racconta una verità diversa da quella che sentiamo sui media istituzionali.


Infopal.it è un'agenzia stampa online, edita da un'associazione senza fini di lucro, Infopal, che pubblica notizie (attraverso i propri uffici di corrispondenza nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania) e informazioni culturali, politiche e sociali sulla Palestina, dirette al mondo della comunicazione giornalistica, della politica, della cultura e dell'associazionismo italiani, e ai semplici navigatori...L'Agenzia stampa INFOPAL si occupa di:offrire un servizio d'informazione sulla situazione del popolo palestinese in patria e all'estero, attraverso notizie, inchieste, report e articoli tematici che vengono "lanciati" in rete più volte al giorno.L'Agenzia stampa INFOPAL si rivolge a:redazioni di quotidiani, riviste, agenzie stampa, tv, associazioni, sindacati, partiti, amministrazioni pubbliche, studiosi, volontari, internauti...Editore dell'Agenzia stampa Infopal è l'omonima associazione senza fini di lucro - Infopal- il cui Statuto costitutivo, registrato a gennaio 2006, così recita: 'l'Associazione si propone di perseguire esclusivamente fini di solidarietà e informazione socio-culturale consistenti nella promozione e la tutela dei diritti civili e politici del popolo palestinese. In particolare si propone di: offrire un servizio d'informazione sulla situazione in cui versa il popolo palestinese attraverso un'agenzia stampa appositamente creata che diffonda notizie, dati, ricerche, testimonianze giornaliere e documentate in merito al popolo palestinese; organizzare incontri, seminari, mostre e scambi di natura socio-culturale-sanitaria (attraverso programmi di cooperazione decentrata) aventi come tema la Palestina e i suoi abitanti; diffondere gli studi e le ricerche inerenti alla causa palestinese onde informare l'opinione pubblica italiana; organizzare eventi e manifestazioni culturali che abbiano come finalità la diffusione di notizie e la sensibilizzazione sulla situazione palestinese.

I SOLDATI ISRAELIANI PORTANO A CASA LO "SCALPO" DEI PALESTINESI UCCISI: UNA FOTO RICORDO SUL TELEFONINO

Tel Aviv 2/11/2007
Il nuovo gioco praticato dai soldati israeliani? Scambiarsi le foto dei palestinesi uccisi. Da loro, ovviamente.
E come? Con il cellulare.
E' quanto racconta un articolo pubblicato ieri dal quotidiano israeliano Ma'ariv.
Ma'ariv scrive che i soldati salvano sugli schermi dei loro telefonini le immagini dei cadaveri dei palestinesi uccisi durante le incursioni, gli scontri, gli omicidi mirati, ecc.A questa pratica macabra si dedica la famosa Brigata Golani ma anche altre truppe della fanteria e dell'aviazione.
Il senso è quello di "fare lo scalpo" al nemico, in segno di "vittoria". Un ulteriore, profondo, imbarbarimento della società israeliana, di cui soldati di leva e riservisti sono parte.


Fonte: http://www.infopal.it/

I BAMBINI DI GAZA CHIEDONO LA FINE DELL'ASSEDIO

Gaza 2/11/2007
Ieri sera, il Comitato Popolare contro le Sanzioni ha organizzato una manifestazione di bimbi di Gaza che hanno sfilato per le strade manifestando contro l'assedio e la chiusura dei valichi.
I bambini, avvolti nella kafiya, reggevano cartelli che chiedevano la fine dell'assedio imposto da Israele, dagli Usa e dalla comunità internazionale dopo la vittoria di Hamas il 25 gennaio dell'anno scorso.
I piccoli si sono rivolti poi alla comunità internazionale affinché si impegni a garantire loro pace e libertà.
Il feroce assedio e boicottaggio imposto alla Striscia di Gaza ha provocato una grave crisi umanitaria: l'assistenza sanitaria è a pezzi, i malati muoiono perché non possono ricevere le cure necessarie, i bambini sono nutriti in modo carente e insufficiente, gli studenti non possono recarsi all'università, 3500 tra aziende e laboratori sono falliti per mancanza di materie prime e per l'impossibilità di esportare i prodotti.
Tutto ciò, perché il popolo palestinese, un anno e mezzo fa, ha liberamente e democraticamente votato ed eletto il movimento di Hamas, inserito nella black list israelo-americana.
Se questa è Civiltà...


Fonte: www.infopal.it

lunedì 29 ottobre 2007

USA, RUSSIA E L'IRAN

Ormai lo scambio di messaggi, variamente inquietanti e in crescendo, tra Washington e Mosca, sta diventando quotidiano. Gli Stati Uniti accentuano la pressione su Teheran, mettono nel mirino i guardiani della rivoluzione iraniana, li definiscono terroristi, comunicano che chiunque abbia a che fare con loro e con le loro banche sarà messo all'indice dalle autorità americane.
E' come se, diciamo, un Paese dichiarasse suo nemico non il governo di un altro Paese ma le sue truppe speciali, o la sua polizia politica. Mossa davvero singolare, invero, e inedita nella storia moderna. Tecnicamente equivale a dire che il governo americano si riserva il diritto di colpire selettivamente i centri di comando dei Pasdaran. Un altro passo di una escalation sempre più evidente. Vladimir Putin - sempre più nelle vesti di protettore dell'Iran - risponde subito da Lisbona: gli Stati Uniti «stanno creando ai nostri confini una minaccia», che è, «dal punto di vista tecnologico e militare simile a quella che nel 1962 si creò con i nostri missili a Cuba». E' una replica asimmetrica, quella del russo Putin, perchè gli Stati Uniti le minacce le indirizzano su Teheran, ma il significato è transitivo: i missili li mettete in Polonia e nella Repubblica Ceca per contrastare quelli (eventuali) iraniani, ma quei missili saranno ai nostri confini e, quindi, «costituiscono una minaccia» per la Russia. E' vero, aggiunge Putin, che Russia e Usa non sono più nemici, ma, se Washington «non tiene conto delle nostre preoccupazioni» sappia che noi interpreteremo le loro mosse come una minaccia, cioè come un «innalzamento del livello di crisi». E il riferimento a Cuba indica un livello di allarme molto alto, perchè in quel lontano 1962, adesso lo sappiamo, Kennedy e Krusciov vennero portati letteralmente sull'orlo della guerra atomica. Certe similitudini non vengono scelte a caso e, di certo, Putin non improvvisa quando le usa. Il tutto avviene pochi giorni dopo le dichiarazioni di George Bush, che agitavano lo spettro di una Terza Guerra Mondiale, logicamente atomica. Alle quali Putin aveva risposto nientemeno che da Teheran, dov'era in corso l'incontro dei Paesi del Mar Caspio, Russia, Kazakhstan, Turkmenia, Azerbaijan e Iran. Nessuno tra noi - aveva detto Putin stringendo la mano al Presidente Ahmadinejad - appoggerà o acconsentirà di essere base per l'uso della forza. Avvertimento al vicino Azerbaijan, troppo amico di Washington, ma anche a Washington direttamente: non provateci, non siamo più nel 2001 e l'Iran non è l'Afghanistan. E aveva annunciato un poderoso programma di riarmo strategico-nucleare da qui al 2015, compresi tre nuovi sommergibili nucleari, i più temibili perchè i meno parabili da qualunque sistema di protezione. C'è una spiegazione sola per questo roteare di sciabole verbali: Mosca ha sentore (probabilmente anche informazioni) che Bush sta pensando seriamente ad un attacco militare contro l'Iran, e lancia avvertimenti in serie. In caso di attacco sull'Iran, è chiaro, Putin non muoverà un dito, anche perchè sarebbe davvero lo scenario dell'apocalisse. Ma fa sapere che questa eventualità muterebbe radicalmente il quadro delle relazioni mondiali.


di Giulietto Chiesa , Megachip – da La Stampa

giovedì 25 ottobre 2007

LA CASTA DEI GIORNALI

E poi vogliono mettere il bavaglio ai blog !!!
“La storia dei contributi diretti e indiretti all'editoria è antica, ma da ieri è possibile per la prima volta andare a spulciare l'elenco dettagliato di chi li riceve e dei relativi stanziamenti”. Era il 4 gennaio del 2006 e solo due quotidiani italiani aprivano un‘operazione trasparenza sul mondo dell'editoria e sui finanziamenti di Stato ai giornali di partito (ma non solo) destinata, nei mesi immediatamente successivi, a scoperchiare il vaso di pandora della distorsione del mercato della carta stampata.
Venivano alla luce sovvenzioni a pioggia, spesso elargite a giornali semiclandestini, attori di un teatrino di inganni ed imposture a discapito del cittadino contribuente. Circa 700 milioni di euro in un anno che finiscono in mille rivoli, sotto forma di contributi diretti o indiretti, nelle tasche di grandi gruppi editoriali così come nelle borse di finti giornali di finti movimenti e di cooperative fasulle, rimpolpando gli utili degli azionisti di grandi testate in attivo e alimentando, in questo modo, una sorta di sottogoverno e di clientele. Una vera e propria rapina di risorse pubbliche, una distorsione del mercato che, tuttavia, fa anche capire la mortificazione in cui versa la stampa italiana costretta, per ragioni di pagnotta dei soliti “amici degli amici”, ad essere grancassa e specchio della “casta” del potere politico. Qualche tempo dopo, intorno a marzo 2006, un'inchiesta televisiva di Report di Raitre, svelerà all'ignaro mondo dei lettori dei quotidiani italiani l'esistenza di un mondo di giornali poco venduti e omologati tra di loro. Soprattutto finanziati dallo Stato, dalla casta dei partiti, per mere questioni di propaganda politica e destinati a tutto tranne che a informare davvero il cittadino-lettore ed elettore: informazione “embedded” non destinata alle edicole ma alle scrivanie dei poteri forti del Paese. Ce lo ricorda Beppe Lopez, cronista di razza e scrittore, autore di un' inchiesta scomoda, “La casta dei giornali”, per “Stampa Alternativa”. E dove si dà conto, per la prima volta in modo organico e puntuale, di come l'organizzazione della “casta” della politica trovi nell'editoria asservita, propagandistica e - soprattutto - sovvenzionata dai soldi pubblici, il proprio braccio armato. Titolava, infatti, il Qn il 5 settembre di un anno fa: “Giornali loro, soldi nostri. Basta avere un movimento politico o anche solo due parlamentari alle spalle per accedere ai contributi pubblici”. Fra i beneficati avevano l'onore di una fotina Feltri (5.371.151 euro), Ferrara (3.511.906), Polito (2.179.597) e naturalmente Antonio Padellaro, direttore de L'Unità, il giornale percettore del contributo più alto (6.817.231). “Nei due giorni successivi alcuni quotidiani - scrive Lopez nella sua inchiesta - aprendo una crepa nel muro di reticenza e di complice silenzio eretto e scrupolosamente invalicato negli anni dalla quasi totalità dei giornali, sviluppava una breve campagna d'informazione, con un taglio quasi di contro-informazione, sullo scandalo dei contributi: “160 milioni di euro a editori che si nascondono spesso dietro fantomatici movimenti politici” e “una legge del 2000 (poi modificata) che concede prebende a coop fatte ad hoc”. Incipit di uno dei servizi? “Il bello è che tra loro ci sono alcuni dei campioni del liberismo economico, editori che da anni chiedono, pretendono la libera impresa rispetto all'antico Stato assistenziale. E ricordano, giustamente, che il rischio fa parte del gioco. Gente con le idee chiare e col portafoglio zeppo di milioni di euro, frutto delle elargizioni”. Conclusioni: “E' il grosso delle elargizioni che, in tempi di carestia, andrebbe rivisto. Per dare un segnale al Paese, alla gente che deve arrivare a fine mese senza contributo pubblico”. Parole che potrebbero essere state scritte ieri godendo di una maggiore attualità di allora. Perché nulla è cambiato. Anzi. Ecco perché Beppe Lopez ha avuto buon gioco nel rispolverare questo scandalo che non trova giustizia (la casta tende a tutelare se stessa e i suoi vassalli del quarto potere), stavolta elencando pedissequamente le elargizioni statali ai giornali di partito, alle finte cooperative, ai grandi gruppi editoriali, citandoli tutti contributo per contributo, provvidenza per provvidenza. E annunciando – senza tema di smentite – che il prossimo, possibile “V-Day”, avrà come imputati eccellenti proprio “la casta dei giornali”, intimamente legata a quella politica e quindi non meno colpevole dello sfascio del sistema. Ma si farebbe un errore a giudicare il dotto pampleth di Lopez come un' operazione furbesca, dettata dall'apertura di un mercato di denuncia sull'onda dell'emozione (e dell'impressione) causata dal forte seguito avuto da Grillo e dalle sue piazze. Lopez, in realtà, con il libro denuncia l'assenza di un mercato reale dell'editoria. Che in quanto sovvenzionata e tutelata, rimane asfittica rispetto alla necessità di innovarsi guardando anche alle nuove tecnologie come risorse e non come avversari da contrastare per tutelare il proprio orticello. Oggi la “casta dei giornali” è solo lo specchio fedele di quella politica, autoreferenziale ed elitaria, piegata sul mantenimento di interessi di bottega e, dunque, mai veramente libera, perché il potere si autoalimenta impedendo al mercato di espandersi. In ultimo, Lopez fornisce anche qualche idea su come uscire da questa spirale scandalosa, come quella di rivedere le attuali norme per favorire, attraverso le sovvenzioni pubbliche, la nascita di nuovi soggetti editoriali che aprano il mercato a nuove voci, secondo regole rigide e mai a tempo indeterminato. Ne trarrebbe giovamento la cultura e, soprattutto, la democrazia. Per ora è proprio questo che la “casta dei giornali”, su mandato dei padroni e dei padrini, si guarda bene dal fare.

di Sara Nicoli - da www.canisciolti.info

domenica 21 ottobre 2007

ATTESA

Aspettando un giorno di dolce tepore usiamo coltri invernali per costruire i nostri alibi.
Aspettando un'eclissi notturna, rubiamo il tempo alle nostre vite.
Aspettando il filtro dell'innocenza, viaggiamo alla ricerca del mediocre benessere: quello del corpo.
Ora vorrei tanto farvi vedere,
un filo invisibile lega le nostre vite, un sole artificiale abbaglia i nostri occhi.
E' solo tempo di capire...

Tratto da "Un Mostruoso Fiore di Carne", opuscolo atipico pubblicato nel 2003
Alessandro Bucci

UN MOSTRUOSO FIORE DI CARNE

Chi può essere un mostruoso fiore di carne se non l'uomo?
Fiore, perchè meglio simboleggia, con la sua semplice bellezza, i momenti di dolcezza e passione che lo hanno contraddistinto in tutte le sue rinascite d'animo, mostruoso e di carne perchè meglio simboleggia la sua corruttibilità e la sua decadenza.
Una decadenza prescritta dalla brama del possedere che porta con sé il destino dell'umanità.
In questo crescere e combattere per affermarsi, che pare essere la storia dell'uomo, c'è proprio il polline del nostro mostruoso fiore di carne.
Esso inebria chiunque si posi per cibarsene, in quanto il suo effetto a lungo andare può provocare smania di grandezza. Giocando con il potere si diventa potenze, diventando tali, si agisce discriminando.
La potenza deve mantenere la propria egemonia e nel far ciò deve annullare o comunque circoscrivere ogni possibilità di minaccia.
E' questo il gioco che si richiude su di noi. Ogni essere incarnato si crede un centro di potenza e in quanto tale deve affermarsi a scapito dell'altro.
Il mostruoso assume i giusti connotati.

Tratto da "Un Mostruoso Fiore di Carne", opuscolo atipico pubblicato nel 2003
Alessandro Bucci

Nella speranza che un giorno la guerra finisca