il Gerba: Headline Post

lunedì 29 ottobre 2007

USA, RUSSIA E L'IRAN

Ormai lo scambio di messaggi, variamente inquietanti e in crescendo, tra Washington e Mosca, sta diventando quotidiano. Gli Stati Uniti accentuano la pressione su Teheran, mettono nel mirino i guardiani della rivoluzione iraniana, li definiscono terroristi, comunicano che chiunque abbia a che fare con loro e con le loro banche sarà messo all'indice dalle autorità americane.
E' come se, diciamo, un Paese dichiarasse suo nemico non il governo di un altro Paese ma le sue truppe speciali, o la sua polizia politica. Mossa davvero singolare, invero, e inedita nella storia moderna. Tecnicamente equivale a dire che il governo americano si riserva il diritto di colpire selettivamente i centri di comando dei Pasdaran. Un altro passo di una escalation sempre più evidente. Vladimir Putin - sempre più nelle vesti di protettore dell'Iran - risponde subito da Lisbona: gli Stati Uniti «stanno creando ai nostri confini una minaccia», che è, «dal punto di vista tecnologico e militare simile a quella che nel 1962 si creò con i nostri missili a Cuba». E' una replica asimmetrica, quella del russo Putin, perchè gli Stati Uniti le minacce le indirizzano su Teheran, ma il significato è transitivo: i missili li mettete in Polonia e nella Repubblica Ceca per contrastare quelli (eventuali) iraniani, ma quei missili saranno ai nostri confini e, quindi, «costituiscono una minaccia» per la Russia. E' vero, aggiunge Putin, che Russia e Usa non sono più nemici, ma, se Washington «non tiene conto delle nostre preoccupazioni» sappia che noi interpreteremo le loro mosse come una minaccia, cioè come un «innalzamento del livello di crisi». E il riferimento a Cuba indica un livello di allarme molto alto, perchè in quel lontano 1962, adesso lo sappiamo, Kennedy e Krusciov vennero portati letteralmente sull'orlo della guerra atomica. Certe similitudini non vengono scelte a caso e, di certo, Putin non improvvisa quando le usa. Il tutto avviene pochi giorni dopo le dichiarazioni di George Bush, che agitavano lo spettro di una Terza Guerra Mondiale, logicamente atomica. Alle quali Putin aveva risposto nientemeno che da Teheran, dov'era in corso l'incontro dei Paesi del Mar Caspio, Russia, Kazakhstan, Turkmenia, Azerbaijan e Iran. Nessuno tra noi - aveva detto Putin stringendo la mano al Presidente Ahmadinejad - appoggerà o acconsentirà di essere base per l'uso della forza. Avvertimento al vicino Azerbaijan, troppo amico di Washington, ma anche a Washington direttamente: non provateci, non siamo più nel 2001 e l'Iran non è l'Afghanistan. E aveva annunciato un poderoso programma di riarmo strategico-nucleare da qui al 2015, compresi tre nuovi sommergibili nucleari, i più temibili perchè i meno parabili da qualunque sistema di protezione. C'è una spiegazione sola per questo roteare di sciabole verbali: Mosca ha sentore (probabilmente anche informazioni) che Bush sta pensando seriamente ad un attacco militare contro l'Iran, e lancia avvertimenti in serie. In caso di attacco sull'Iran, è chiaro, Putin non muoverà un dito, anche perchè sarebbe davvero lo scenario dell'apocalisse. Ma fa sapere che questa eventualità muterebbe radicalmente il quadro delle relazioni mondiali.


di Giulietto Chiesa , Megachip – da La Stampa

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Nella speranza che un giorno la guerra finisca